Pasolini il profeta. Nella multiforme attività del grande intellettuale friulano è l’inestimabile capacità di leggere nel presente (di allora) il futuro (il nostro presente) il tratto privilegiato dal critico letterario Massimo Raffaeli nel suo racconto per “Tre Colori” su Radio3.
Poeta, romanziere, regista cinematografico, autore di opere teatrali, Pasolini è un mito della nostra cultura: la sua morte fu per due generazioni di italiani la fine dell’età dell’innocenza.
E’ forse con i saggi e gli articoli che Pasolini ha raggiunto l’apice della sua magmatica produzione. In particolare gli articoli scritti per il “Corriere della Sera” fra il ’73 e il ’75 (anno del suo assassinio) segnano, secondo Raffaeli, la nascita dell’intellettuale opinionista contemporaneo. La chiarezza con cui interpretò la contraddizione profonda del nostro Paese, la preveggenza con cui mise a fuoco fenomeni divenuti visibili a tutti gli altri solo in anni recenti, la sua concezione del Sacro fanno di Pier Paolo Pasolini un profeta del quale sempre di più si sente la mancanza.
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